La casa che vorrei-Madre Teresa di Calcutta
Da leggere e poi fermarsi qualche minuto a riflettere.
Vogliamo essere quello che non siamo, vogliamo educare i nostri figli secondo regole dettate dalla società, ma soprattutto vogliamo fare vedere solo il bello e il brutto lo nascondiamo sotto al tappeto come si fa con la polvere.
Risultato? La Felicità, l’Amore, le Coccole, i Baci dei genitori e i Super Bacioni rimangono nascosti.
Questo disegno, fatto dai bambini dell’ACR della mia parrocchia, rappresenta la casa che i bambini vorrebbero. Mattoni rossi, come il sangue che ci scorre nelle vene, pieni di sentimenti concreti.
Non so voi, ma a me ha fatto pensare…
Dal libro “MADRE TERESA DI CALCUTTA Una vita per la vita” di M. Sacristani Mottinelli Editrice La Scuola.
In una lettera, Padre Andrea esprime la sua meraviglia davanti alla gioia che si sprigionava da una famiglia che egli ebbe occasione di incontrare.
Dice quella lettera:
«Durante una notte passata nella stazione di Howrah, a Calcutta, verso mezzanotte, quando i treni sono tutti fermi per qualche ora, arrivò una poverissima famiglia, che veniva di solito a dormire alla stazione.
Erano una madre e quattro figli dai cinque agli undici anni.
La madre era una buffa, piccola cosa avvolta in un sari bianco di cotone, sottile per quella notte di novembre, con i capelli rasi azero, stranamente per una donna.
Aveva con sé dei recipienti di latta, qualche straccetto e dei pezzi di pane, tutto quanto possedeva per sé e per i suoi figli. Erano mendicanti. La stazione era la loro casa.
I bambini, tre ragazze e un bimbo che era il più piccolo, erano, come la madre, pieni di vivacità.
A quell’ora, in piena notte, sedettero tutti su un marciapiede della stazione presso le rotaie, vicino ad altre innumerevoli famiglie e mendicanti solitari che già dormivano tutt’intorno, e fecero il loro pasto serale di pane secco, probabilmente quanto era avanzato a un rivenditore che, verso sera, lo aveva ceduto a un prezzo bassissimo.
Ma non fu un pasto triste. Essi parlavano, ridevano e scherzavano. Sarebbe difficile trovare una riunione di famiglia più felice di quella.
Quando il breve pasto fu finito, andarono tutti a una pompa con grande allegria, si lavarono, bevettero e lavarono i loro recipienti di latta. Poi stesero con cura i loro stracci per dormire vicini, e un pezzo di lenzuolo per coprirsi tutti.
E fu allora che il ragazzino fece qualcosa di assolutamente meraviglioso: si mise a danzare. Saltava e rideva fra i binari, rideva e cantava sommesso con incontenibile gioia. Una simile danza, in una simile ora, in così assoluta miseria».